Passato il banco del visto, il ritiro dei bagagli e la dogana si entra finalmente nel magico mondo del sol levante…..
Mario è subito risucchiato nel vortice (dal quale non uscirà più) del cibo: vorrebbe mangiare ogni cosa, si ferma incantato davanti alle vetrine di tutti i ristoranti che incontriamo e notiamo subito, già in aeroporto, che in Giappone c’è un enorme, forse esagerata, quantità di posti dove mangiare!
Mentre Mario sbava davanti alle riproduzioni dei cibi, io cerco di riportarlo alla realtà ricordandogli la quantità di cose che dobbiamo fare: cambiare i soldi, ritirare le schede telefoniche che abbiamo ordinato dall’Italia e che ci siamo fatte mandare direttamente in aeroporto, e prendere il japan rail pass.
Girovaghiamo un po’ per i negozi dell’aeroporto e grazie all’aiuto dei vari punti d’informazione, riusciamo ad arrivare senza troppi problemi all’ufficio cambio, all’ufficio postale per le schede telefoniche e allo sportello per il Japan Rail Pass.
All’interno dell’aeroporto, ma sarà la costante in ogni posto del Giappone, c’è un esercito infinito di addetti alle informazioni e in poco tempo riusciamo a sbrigare tutte le pratiche. Rimango colpita perché accanto alle scale mobili che portano alla fermata del treno c’è una signora con il compito di ricordare a tutti di fare attenzione mentre si scende con il trolley. Assurdo!
Io ho bisogno urgente di un caffè: ne prendiamo uno al distributore e il tutto è immortalato in questo video:
Le pratiche per il japan rail pass sono quelle più lunghe perché c’è una fila di ragazzi spagnoli davanti a noi e io sono sempre più impaziente di arrivare a Tokyo (poi è nota la mia insofferenza per le file e le attese).
Finalmente con il nostro pass in mano e i posti prenotati, andiamo a prendere il Narita express che in un ora ci porterà a Tokyo.
Il treno arriva al binario con qualche minuto di anticipo rispetto alla partenza, ma non possiamo salire perché, essendo arrivato al capolinea, deve essere pulito da alcuni addetti che, uno per carrozza, salgono puliscono tutto e girano i sedili nel senso di marcia (noi siamo senza parole…)
Sul treno ho sonno e gli occhi tentano di chiudersi, per fortuna passa il carrello dove posso comprare un piccolo bento per il pranzo.
La ragazza è molto gentile e io rimango positivamente meravigliata dal fatto che i prezzi siano realmente onesti (memore dei prezzi assurdi dei carrelli sui treni italiani) mi meraviglio che il pranzo per due persone ci costi solo 8 euro) .
Quando Mario torna dal bagno è tutto contento di trovare finalmente del cibo da addentare (come se provenisse da giorni di digiuno) e per la prima volta mi sembra che si renda effettivamente conto di essere arrivato proprio dentro il suo sogno.
Mangiamo soddisfatti e ci abbandoniamo sulle poltrone del treno in attesa di arrivare alla stazione di Tokyo dove faremo il cambio del treno per arrivare al nostro albergo.
Il Narita Express ci lascia alla stazione di Tokyo centrale e noi ci sentiamo un po’ spaesati nel vortice di gente che corre, in maniera ordinata , da tutte le parti, gli annunci e la musica: il nostro obiettivo è trovare la linea Yamamone, ma continuiamo a guardarci intorno attratti dalle mille sollecitazioni visive e sonore: la stazione è piena di negozi, luci, musiche diverse che si confondono in una sinfonia unica, ragazze che offrono cibo e annunciano sconti… in poche parole un delirio, ma un delirio bello, coinvolgente, allegro!
Troviamo, dopo una rapida e aspra divergenza di opinioni, la nostra linea e sopratutto la direzione giusta per raggiungere l’albergo.
La stanchezza inizia a farsi sentire.
Usciti dalla stazione ci sentiamo finalmente in Giappone, ci guardiamo intorno con il naso all’insù, prendo una bevanda energetica nel tentativo di contrastare la palpebra calante, la mia priorità ora è arrivare in albergo e posare i bagagli: lo zaino pesa tantissimo e non riesco a tenere tutto in mano: ho necessità di ottimizzare meglio le cose da portare con me durante i giorni che saremo in giro.
Non é facilissimo trovare l’albergo: google maps riesce a farci fare dei giri assurdi, ma alla fine arriviamo anche se non ci rendiamo ancora conto di quale sia realmente la distanza tra l’hotel e la stazione dei treni.