lunedì 26 agosto 2013

Primo giorno a Tokyo




Primo giorno a Tokyo


Andare in Giappone è stato in salto tridimensionale in un altro mondo!
Già dal nostro arrivo all’aeroporto di Narita ci siamo trovati avvolti in un susseguirsi continuo di inchini e saluti!
L’aeroporto di Narita è molto grande e si corre il rischio di perdersi (sopratutto se durante le 12 ore del volo non hai chiuso occhio); comunque dopo il primo momento di “Mio Dio, mio Dio, siamo in Giappone!!” è stato facile riordinare le idee e cominciare la nostra avventura!
Abbiamo sbrigato le pratiche doganali molto velocemente, praticamente o siamo arrivati in un momento morto di lavoro oppure qui ci sono più impiegati rispetto agli utenti: nessuna fila, nessun problema,  tutto era chiaro e spiegato alla perfezione anche in inglese, e mentre compilavamo i moduli per il visto eravamo affiancati da una solerte signora disponibile ad aiutarci.
Una curiosità: abbiamo incontrato al banco dei moduli del visto una coppia di ragazzi che alloggiavano nel nostro stesso albergo, abbiamo fatto un paio di battute sulla casualità, ma poi ci siamo completamente persi e non li abbiamo più rivisti.
Passato il banco del visto, il ritiro dei bagagli e la dogana si entra finalmente nel magico mondo del sol levante…..
Mario è subito risucchiato nel vortice (dal quale non uscirà più) del cibo: vorrebbe mangiare ogni cosa, si ferma incantato davanti alle vetrine di tutti i ristoranti che incontriamo e notiamo subito, già in aeroporto, che in Giappone c’è un enorme, forse esagerata, quantità di posti dove mangiare!
Mentre Mario sbava davanti alle riproduzioni dei cibi, io cerco di riportarlo alla realtà ricordandogli la quantità di cose che dobbiamo fare:  cambiare i soldi, ritirare le schede telefoniche che abbiamo ordinato dall’Italia e che ci siamo fatte mandare direttamente in aeroporto, e prendere il japan rail pass.
Girovaghiamo un po’ per i negozi dell’aeroporto e grazie all’aiuto dei vari punti d’informazione, riusciamo ad  arrivare senza troppi problemi all’ufficio cambio, all’ufficio postale per le schede telefoniche e allo sportello per il Japan Rail Pass.
All’interno dell’aeroporto, ma sarà la costante in ogni posto del Giappone, c’è un esercito infinito di addetti alle informazioni e in poco tempo riusciamo a sbrigare tutte le pratiche. Rimango colpita perché accanto alle scale mobili che portano alla fermata del treno c’è una signora con il compito di ricordare a tutti di fare attenzione mentre si scende con il trolley. Assurdo!
Io ho bisogno urgente di un caffè: ne prendiamo uno al distributore e il tutto è immortalato in questo video:
Le pratiche per il japan rail pass sono quelle più lunghe perché c’è una fila di ragazzi spagnoli davanti a noi e io sono sempre più impaziente di arrivare a Tokyo (poi è nota la mia insofferenza per le file e le attese).
Finalmente con il nostro pass in mano  e i posti prenotati, andiamo a prendere il Narita express che in un ora ci porterà a Tokyo.
Il treno arriva al binario con qualche minuto di anticipo rispetto alla partenza, ma non possiamo salire perché, essendo arrivato al capolinea, deve essere pulito da alcuni addetti che, uno per carrozza, salgono puliscono tutto e girano i sedili nel senso di marcia (noi siamo senza parole…)
Sul treno ho sonno e gli occhi tentano di chiudersi, per fortuna passa il carrello dove posso comprare un piccolo bento per il pranzo.
La ragazza è molto gentile e io rimango positivamente meravigliata dal fatto che i prezzi siano realmente onesti (memore dei prezzi assurdi dei carrelli sui treni italiani) mi meraviglio che il pranzo per due persone ci costi solo 8 euro) .
 Quando Mario torna dal bagno è tutto contento di trovare finalmente del cibo da addentare (come se provenisse da giorni di digiuno) e per la prima volta mi sembra che si renda effettivamente conto di essere arrivato proprio dentro il suo sogno.
Mangiamo soddisfatti e ci abbandoniamo sulle poltrone del treno in attesa di arrivare alla stazione di Tokyo dove faremo il cambio del treno per arrivare al nostro albergo.
Il Narita Express ci lascia alla stazione di Tokyo centrale e noi ci sentiamo un po’ spaesati nel vortice di gente che corre, in maniera ordinata , da tutte le parti, gli annunci e la musica: il nostro obiettivo è trovare la linea Yamamone, ma continuiamo a guardarci intorno attratti dalle mille sollecitazioni visive e sonore: la stazione è piena di negozi, luci, musiche diverse che si confondono in una sinfonia unica, ragazze che offrono cibo e annunciano sconti… in poche parole un delirio, ma un delirio bello, coinvolgente, allegro!
Troviamo, dopo una rapida e aspra divergenza di opinioni, la nostra linea e sopratutto la direzione giusta per raggiungere l’albergo.
La stanchezza inizia a farsi sentire.
Usciti dalla stazione ci sentiamo finalmente in Giappone, ci guardiamo intorno con il naso all’insù, prendo una bevanda energetica nel tentativo di contrastare la palpebra calante, la mia priorità ora è arrivare in albergo e posare i bagagli: lo zaino pesa tantissimo e non riesco a tenere tutto in mano: ho necessità di ottimizzare meglio le cose da portare con me durante i giorni che saremo in giro.
Non é facilissimo trovare l’albergo: google maps riesce a farci fare dei giri assurdi, ma alla fine arriviamo anche se non ci rendiamo ancora conto di quale sia realmente la distanza tra l’hotel e la stazione dei treni.
Finalmente in stanza, abbandoniamo i bagagli di corsa e facciamo il nostro primo incontro con il mitico water tecnologico giapponese: un figata megagalattica!!!! :-)
La voglia di andare subito in giro però è tanta e neanche la tecnologia del nostro gabinetto riesce a trattenerci in camera: dieci minuti a siamo già fuori, anzi siamo già a far merenda in un chiosco vicino alla metro che prepara Takoyaki.
Rifocillati, nel caso ce ne fosse bisogno, riprendiamo la metro e arriviamo a Shibuya.
Niente può descrivere ciò che abbiamo visto: una meraviglia di gente, colori, schermi giganti che proiettano immagini, negozi, musica, richiami…
Shibuya resterà per me il quartiere rappresentativo di Tokyo, perché è stato il primo, perché è tutto, perché è adrenalina alla stato puro!!!
Non sappiamo più dove guardare, ogni metro percorso è un emozione nuova, una cosa in più da vivere, da ricordare, da sperimentare.
Noi abbiamo deciso di andare a visitare il parco Yoyogi e il santuario Meiji.
Arrivare al parco però è più complicato di quanto pensiamo, dato che ogni cosa nelle vie di Shibuya ci attira e ogni negozio/vetrina/ristorante ci incuriosisce arriviamo al parco che già si avvicina il tramonto, inoltre per rallentarci ulteriormente nel parco ci sono una serie di bancarelle alimentari e diventa necessario fare una seconda merenda a base di un grandioso spiedino…
Eccolo qui nel video…. Voi sareste stati in gradi di resistere? Io no!!! :-)
Nel parco non troviamo i cosplay, ma già sapevamo che sarebbe stato difficile perché sembra che oramai non venga più usato per questo gente di raduni del week end.
Ci perdiamo un po’ nel parco mentre cerchiamo di arrivare al santuario e infatti arriviamo lì davanti che i cancelli sono già chiusi  e sconsolati decidiamo di dirottare le nostre chiappe verso Takeshita Street che si trova proprio lì vicino.
Ecco se Shibuya vi ha colpito, andare di sabato pomeriggio a Takeshita street vi farà stramazzare al suolo.
Gente, gente, gente.. ma non gente normale, ma gente di tutti i tipi, vestita in tutti i modi: ragazze in yukata, ragazze vestite da bamboline, ragazzi vestiti tutti di nero, ragazzi con pettinature assurde e capelli colorati, addirittura uomini vestiti da scolaretta o con tacchi e boa di struzzo… e tutti camminano per strada senza che nessuno si scandalizzi o trovi la cosa strana!
Facciamo un po’ di shopping e io mi spalmo davanti al chiosco delle crepes, ne hanno tantissime, di tutti i gusti e mi riprometto di mangiarne almeno 120 prima della fine della vacanza, ma il bonus merenda per oggi me lo sono già giocato due volte e per cena dobbiamo andare a mangiare il sushi e devo lasciare un po’ di posto nella pancia.
Per cena decidiamo di prendere la Yamamone per una fermata e tornare a Shibuya per mangiare il da Genky Sushi, un posto economico in cui i piattini ordinati arrivano con un trenino direttamente davanti al posto in cui si è seduti.
Mangiamo una marea di Sushi molto buono (e stiamo parlando di un ristorante economico), paghiamo 29 euro in due e decidiamo di camminare ancora un po’ per cercare di smaltire le calorie introdotte e perché di tornare in albergo non abbiamo proprio voglia!
Alla fine però la stanchezza vince la nostra battaglia e mezzi addormentati riprendiamo la metro, mentre Mario continua a ripetermi di voler andare alla Tokyo tower.
Riesco a farlo desistere e finalmente arriviamo in camera dove possiamo godere un po’ di Tokyo notturna attraverso la finestra.

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